Trombectomia cavale sottodiaframmatica dopo target therapy: come complicarsi la vita

Giovanni Muto1, Alessandro Giacobbe1, Andrea Formiconi1, Emanuele Castelli1, Devis Collura1
  • 1 Ospedale San Giovanni Bosco, S.C. Urologia (Torino)

Abstract

Il potenziale beneficio della target therapy neoadiuvante nel trattamento del carcinoma renale con trombo cavale consiste nel downsizing del tumore primario e riduzione dell’estensione del trombo cavale fino in vena cava inferiore. Ci si aspetterebbe, pertanto un intervento più agevole e con minore possibilità di complicanze. Tale convinzione è altresì supportata anche dalla letteratura corrente. Nel video mostriamo il caso clinico di un paziente di 61 anni affetto da neoplasia rene destro e trombo cavale con estensione fino alla confluenza delle vene sovraepatiche, sottoposto a terapia neoadiuvante con Sunitinib per 8 settimane. Le immagini del video mostrano un’importante fibrosi periaortica e pericavale, quale esito della terapia neoaiuvante, che ha reso estremamente difficoltosa la corretta individuazione dei piani anatomici. Anche la rimozione del trombo dopo cavotomia è stata alquanto indaginosa. Nella Nostra esperienza, dunque, la target therapy neoadiuvante non ha reso più agevole l’intervento chirurgico ma ha esposto il paziente ha un rischio maggiore di possibili complicanze

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